Va risarcito il contribuente finito sotto accusa per gli errori compiuti dagli accertatori
Palese la responsabilità colposa attribuibile a due dipendenti dell’Agenzia delle Entrate per i fatti erroneamente attribuiti al contribuente all'esito dell'ispezione fiscale e che diedero origine ai due procedimenti penali a suo carico

Agenzia delle Entrate colpevole e obbligata a risarcire il contribuente che si è ritrovato sotto accusa ingiustamente a causa degli errori compiuti due dipendenti dell’Agenzia durante l’accertamento effettuato sulla sua società. Accolta la tesi dell’imprenditore, il quale ha sempre sostenuto che l'errore commesso dai verificatori - ossia l'includere tra le autovetture in relazione alle quali era stata ipotizzata l'applicazione del regime del margine due autovetture acquistate in Italia - aveva comportato che la contestazione dell'Iva evasa superasse la soglia di punibilità di 103.291 euro. Per i giudici è palese la responsabilità colposa attribuibile ai due dipendenti dell’Agenzia delle Entrate per i fatti erroneamente attribuiti al contribuente all'esito dell'ispezione fiscale e che diedero origine ai due procedimenti penali a suo carico. In particolare, l'errore commesso dagli accertatori dell'ufficio, nonostante una formale istanza di provvedimento in autotutela rimasta senza alcun esito, ha concretizzato i presupposti della colpa grave. Comunque, gli accertatori e il Fisco non sono stati ritenuti responsabili per la denuncia in sé a carico del contribuente, bensì per le risultanze dei loro accertamenti, che, se fossero stati effettuati correttamente, non avrebbero indotto il pubblico ministero ad esercitare l'azione penale. (Ordinanza 5984 del 28 febbraio 2023 della Corte di Cassazione)