Tackle irruento in campo: il calciatore deve risarcire l’avversario
Decisiva, secondo i giudici, la palese sproporzione tra la violenta forza dell’azione sportiva ed il contesto di gioco, cioè una partita amichevole tra squadre dilettanti

Il calciatore che sul prato verde si rende autore di un irruento tackle in scivolata può evitare il cartellino rosso dell’arbitro ma non può salvarsi dalla condanna giudiziaria a risarcire l’avversario che ha riportato danni proprio a seguito di quel tackle. Decisiva, secondo i giudici, la palese sproporzione tra la violenta forza dell’azione sportiva ed il contesto di gioco, cioè una partita amichevole tra squadre dilettanti. Contesto dell’episodio oggetto del processo è stata difatti proprio una partita amichevole tra due squadre composte da calciatori dilettanti. Durante i novanta minuti di gioco si è verificato un fatto che di solito viene derubricato ad eccessivo agonismo: un calciatore si è reso protagonista di un tackle eccessivamente irruento nei confronti di un avversario, che però ha riportato seri danni e per questo ha deciso di citare in giudizio l’autore del tackle e chiedergli un adeguato risarcimento. Fondamentale, secondo i giudici, è il distinguo tra un’azione praticata in un contesto professionistico e quella praticata in un contesto amichevole, soprattutto tenendo presente che tale ultima espressione si riferisce non ad un giudizio sull’agonismo o sull’ardore sportivo, ma ad un rilievo sull’assenza di professionalità nell’esercizio della pratica sportiva. (Ordinanza 3959 del 9 febbraio 2023 della Corte di Cassazione)