Servizio di depurazione non effettuato, va comunque pagata la relativa quota indicata in bolletta
Decisiva la mancanza della autorizzazione comunale all’installazione di un sistema individuale di raccolta dei reflui

Niente rimborso della ‘quota depurazione’, indicata in bolletta e regolarmente pagata, pur a fronte della asserita mancata esecuzione del servizio di decontaminazione delle acque reflue. A inchiodare il cliente è la corrispondenza intercorsa con la società. Nello specifico, egli ha chiesto espressamente di essere esentato dal pagamento della ‘quota depurazione’ e la società fornitrice ha ribattuto chiedendogli l’esibizione dell’autorizzazione comunale alla installazione di un sistema individuale di raccolta dei reflui, oltre che della comunicazione delle modalità prescelte per lo spurgo periodico e dell’impianto scelto per lo smaltimento finale, con indicazione del ‘codice utente’ sul ‘formulario rifiuti’ da utilizzarsi per il trasporto dei fanghi. Ma tale comunicazione non è stata mai effettuata dal cliente, il quale non ha mai spiegato in quale modo avesse provveduto al periodico svuotamento della sua fossa ‘Imhoff’ ed al successivo smaltimento dei materiali ivi accumulatisi. Per chiudere il cerchio, infine, i giudici sottolineano che la quota prevista in bolletta, anche in caso di conferimento ad impianto non gestito dalla società, era comunque dovuta, attesa la predisposizione del servizio di depurazione a disposizione del cliente da parte della società. (Ordinanza 17097 del 26 maggio 2022 della Corte di Cassazione)