Pubblicizzazione di un integratore dalle caratteristiche non chiare: multa per pratica commerciale scorretta
Ogni integratore in commercio deve superare una precisa procedura, che deve garantire il consumatore circa la sicurezza del prodotto e la conformità del prodotto medesimo all’etichetta che lo correda

Sacrosanto parlare di pratica commerciale scorretta a fronte della pubblicizzazione di un integratore dalle caratteristiche non veritiere o, quantomeno, non controllare. Legittima, quindi, la sanzione pecuniaria – di 50.000 euro – adottata dall’Antitrust nei confronti della società che con la pubblicizzazione dell’integratore ha ingenerato un affidamento nei consumatori in merito alla liceità della vendita e ha inoltre aggirato la normativa che impone la previa notificazione al Ministero della Salute con conseguente inserimento nell’elenco degli integratori e delle imprese produttrici. Decisivo, chiariscono i giudici, il riferimento alla normativa nazionale che, attuando una direttiva comunitaria ad hoc, stabilisce che l’immissione in commercio degli integratori alimentari transita per una procedura specifica, che contempla la notifica del prodotto al Ministero della Salute, onde ottenerne l’inclusione in un registro pubblico che riporta l’elenco degli integratori e delle relative imprese produttrici. In sostanza, ogni integratore in commercio deve superare una precisa procedura, che deve garantire il consumatore circa la sicurezza del prodotto e la conformità del prodotto medesimo all’etichetta che lo correda. (Sentenza 12071 del 19 dicembre 2022 del Tribunale amministrativo regionale del Lazio)