Misure protettive del patrimonio: proroga possibile a fronte di un possibile risanamento aziendale
Fondamentale che le misure protettive siano concretamente finalizzate ad assicurare le trattative col ceto creditorio

Alla luce del Codice della crisi d’impresa, la proroga delle misure protettive del patrimonio dell’impresa in crisi può essere concessa laddove permanga sia il fumus boni iuris, cioè una ragionevole probabilità che venga perseguito il risanamento aziendale tramite l’avvio di trattative con il ceto creditorio, sia il periculum in mora, da individuarsi nel pregiudizio che l’instaurazione o la prosecuzione di un’azione esecutiva o anche cautelare possa compromettere l’obiettivo del risanamento. I giudici precisano però che l’unico limite è costituito dal fatto che le misure protettive siano concretamente finalizzate ad assicurare le trattative col ceto creditorio, e che risultino proporzionate rispetto al pregiudizio arrecato ai creditori ed infine che siano progredite le iniziative finalizzate al risanamento aziendale. Questa prospettiva è stata applicata nel caso preso in esame dai giudici, i quali hanno concesso la proroga delle misure protettive del patrimonio dell’impresa in ragione del possibile intervento finanziario di un terzo, ovvero di una cessione dell’azienda e dell’esistenza di serie trattative con i creditori. (Ordinanza del 9 marzo 2023 del Tribunale di Mantova)