Condannato il condomino che forza l’impugnazione della delibera assembleare
Legittimo parlare di lite temeraria se l’azione giudiziaria è palesemente priva di fondamento

Se il condomino impugna la delibera assembleare ma lo fa senza ragioni solide, allora egli può essere condannato a risarcire il danno arrecato al Condominio. I giudici precisano che l’interesse del condomino ad agire deve sussistere non solo, contestualmente, alla proposizione della domanda giudiziale, ma anche al momento della decisione. Nel caso preso in esame dai giudici, l’assemblea discuteva ed approvava, nel febbraio del 2020, vari argomenti, compreso quello relativo alla ratifica di ogni decisione già assunta su un’azione legale in corso nei riguardi di un condomino, che, ovviamente, decideva di impugnare in Tribunale il deliberato. Il Condominio si difendeva invocando l’avvenuta cessata materia del contendere, e precisando che nel dicembre del 2020 l’assemblea si era riunita nuovamente e aveva deciso di sostituire il deliberato impugnato con un deliberato nuovo in cui si era provveduto a confermare e ratificare tutti gli argomenti all’ordine del giorno della precedente assemblea. La linea proposta dal Condominio è sacrosanta, secondo i giudici, i quali, però, debbono comunque affrontare la questione delle spese processuali e lo fanno ponendole a carico del condòmino. Ciò perché la domanda da lui proposta era totalmente infondata e, in ogni caso, non sarebbe mai stata accolta. In aggiunta, infine, i giudici catalogano come lite temeraria l’azione proposta dal condòmino, che perciò è anche tenuto a pagare 1.500 euro al Condominio come di risarcimento. (Sentenza del 26 agosto 2022 del Tribunale di Roma)