‘Cartello’ nel settore dei carburanti: accertamento dell’Antitrust
Ad alcune compagnie si contestano contestuali aumenti di prezzo che potrebbero essere stati determinati da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese coinvolte

Occhi puntati su ‘Eni’, ‘Esso’, ‘Ip’, ‘Iplom’, ‘Q8’, ‘Tamoil’ e ‘Saras’, che, secondo l’Antitrust, avrebbero realizzato un ‘cartello’ nel settore dei carburanti per autotrazione. Chiara l’ipotesi fatta dall’Antitrust, che ha ricevuto una segnalazione da un ‘whistleblower’: le società si sarebbero coordinate per definire il valore della componente bio dei carburanti per autotrazione. In sostanza, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei per una presunta intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante da autotrazione, ipotizzando che i principali operatori petroliferi si sarebbero coordinati nella determinazione del valore della componente bio necessaria per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore. La legge stabilisce infatti che almeno il 10 per cento del carburante per autotrazione deve essere composto da carburante bio (salva la possibilità di acquistare i ‘Certificati di Immissione in Consumo’) e il valore di questa importante componente del prezzo è passato da 20 euro al metro cubo del 2019 a circa 60 euro al metro cubo di oggi e ha un impatto forte, pari a circa 2.000.000.000 di euro, sui prezzi alla pompa. Per essere precisi, l’Antitrust contesta alle compagnie contestuali aumenti di prezzo - in gran parte coincidenti - che potrebbero essere stati determinati da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate, anche attraverso articoli pubblicati su un noto quotidiano di settore. (Provvedimento dell’11 luglio 2023 dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato) Â