Asportazione del seno: escluso il risarcimento maggiore se la donna aveva un seno abbondante
Non è un dato acquisito alla collettività, ossia non è un dato di comune esperienza, che le donne con seno grande subiscano un pregiudizio maggiore, in caso di asportazione di uno dei due seni, rispetto a quelle con un seno di dimensioni inferiori

Niente risarcimento monstre per la donna che, a causa di un mal eseguito intervento chirurgico al seno - mastectomia per carcinoma mammario, per la precisione -, è stata costretta a subire l’asportazione di uno dei due seni e ha sostenuto la tesi di un maggior danno a causa della profonda mutilazione di un seno abbondante, come nel suo caso, con conseguente maggiore disagio per la difficoltà di nascondere la mutilazione rispetto ad una donna che, pur soggetta ad una mastectomia, avendo un seno più piccolo è in grado di contenere e mascherare il pregiudizio in ragione delle ridotte dimensione anatomiche della regione mammaria-pettorale. Chiara la posizione assunta dalla donna: ella racconta di avere un seno di dimensioni superiori alla media, ed anzi particolarmente abbondanti, e spiega che la asimmetria, frutto della asportazione di un seno, le provoca maggiori disagi e, quindi, un maggiore pregiudizio rispetto a una donna con un seno piccolo. I giudici hanno ribattuto ritenendo non provato un danno maggiore di quello normalmente registrabile in casi simili. In sostanza, non vi sono prove, secondo i giudici, del fatto che per la donna l’asportazione di uno dei due seni ha costituito un pregiudizio maggiore, tale da comportare personalizzazione del risarcimento, rispetto al pregiudizio normalmente patito da una donna in questi casi. Detto in parole povere, non è un dato acquisito alla collettività, ossia non è un dato di comune esperienza, che le donne con seno grande subiscano un pregiudizio maggiore, in caso di asportazione di uno dei due seni, rispetto a quelle con un seno di dimensioni inferiori. (Ordinanza 5083 del 17 febbraio 2023 della Corte di Cassazione)